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L'artigiano a Tremonti: «Parla con me»

di Matteo Prioschi

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2 ottobre 2009

Poco più di cinquemila abitanti e decine di capannoni in cui, da mattina a sera, artigiani e piccoli imprenditori del settore meccanico lavoravano in gran parte come terzisti per aziende più grandi. Questo fino a circa un anno fa. Oggi, in molti casi, non si sentono più i macchinari funzionare e prevale il silenzio.

Cavaria con Premezzo è un piccolo paese in provincia di Varese che fa parte, insieme ad altri dieci comuni, del distretto di produzione e lavorazione metalli della valle dell'Arno. Qui le aziende, da mesi, devono fare i conti con cali degli ordini che oscillano dal 50 al 90 per cento, accesso al credito difficile e la prospettiva di chiudere perdendo tutto quanto costruito in una vita di lavoro. «Finora in molti hanno retto – afferma uno di loro – ma se continua così a fine dicembre non so cosa succederà».

In questi giorni il titolare dell'azienda Cassani Meccanica raccoglie le adesioni per un appuntamento che vedrà di fronte piccoli imprenditori come lui e alcuni esponenti della politica nazionale. Piero Cassani e la moglie fanno parte dal Comitato spontaneo delle Pmi e degli artigiani della provincia di Varese, un drappello di imprenditori (si contano sulle dita di una mano) che, pur non rinnegando le organizzazioni di categoria, ha deciso di muoversi da solo e ha organizzato per venerdì 9 ottobre a Vergiate un incontro dal titolo "Pmi e artigiani: le colonne portanti delle grandi aziende". Prevista la partecipazione dei ministri Umberto Bossi e Giulio Tremonti, del presidente della Banca popolare di Milano, Massimo Ponzellini. Il segretario della Lega Lombarda, Giancarlo Giorgetti a fare da moderatore. L'argomento principale di discussione, come recita la locandina, sarà «la grande crisi economica che attanaglia le nostre imprese».

«È vero – proseguono gli organizzatori – l'iniziativa è partita da noi, non dalle associazioni. Ma dobbiamo riconoscere che negli ultimi tempi ci sono state vicino. Le cose qui vanno decisamente male, però preferiamo non parlare troppo delle nostre vicende personali. Come abbiamo coinvolto la Lega? Di fronte a certe situazioni uno si ingegna. Così abbiamo contattato direttamente il ministro Umberto Bossi (abita a pochi chilometri, ndr) per illustrargli la situazione che riguarda centinaia di persone e chiedere un aiuto visto che è al governo».

Gli imprenditori della zona non sono nuovi a iniziative di questo genere. A giugno avevano già dato vita a un incontro organizzato "dal basso" a Jerago con Orago, altro paesino vicino a Cavaria, sempre nel distretto della Valle dell'Arno. Sul palco, per lo più politici e rappresentanti di associazioni di categoria locali e regionali. Quella volta a tirare le fila dell'organizzazione era stato Alberto Vanzini, anche lui titolare di un'impresa meccanica che, con una dozzina di addetti, lavora per conto terzi. «Il mio obiettivo era alzare il coperchio e far vedere cosa stava succedendo, con decine di imprese che avevano cali del fatturato dal 50 al 90 per cento. Oggi siamo ancora nelle stesse condizioni. In passato probabilmente abbiamo sbagliato a stare troppo nei nostri capannoni senza accorgerci che nel frattempo gli spazi intorno a noi si riducevano sempre più». Vanzini è a conoscenza di questo nuovo appuntamento: «Ho appoggiato l'iniziativa ma è opera d'altri il coinvolgimento dei politici. Mi terrò defilato, non voglio fare la figura di quello che vuole apparire a tutti i costi».

Spirito imprenditoriale e riservatezza, collaborazione e individualismo, rispetto delle associazioni di categoria ma voglia di fare qualcosa in più si ripetono nelle vicende di questi mesi. Nella tarda primavera, questi stessi imprenditori del Varesotto si erano coordinati con un'analoga iniziativa piemontese, accomunati anche dal nome: "Imprese che resistono". Un percorso durato poco: «Mi sono accorto – prosegue Vanzini – che la cosa stava prendendo una piega difficile da gestire». Piemontesi e lombardi avevano modi diversi di affrontare i problemi sul tappeto: i primi sono scesi in piazza, nel Varesotto si preferisce sviluppare il dialogo con le istituzioni, le banche, le associazioni.

Tuttavia questo alternarsi di scatti in avanti e passi indietro da un lato testimonia la tensione a cui è sottoposto un settore produttivo in cui tre imprenditori riuniti in un comitato riescono a smuovere un ministro, dall'altra rischia di risultare velleitario. Inoltre, in questo caso specifico, l'arrivo degli alti rappresentanti della politica rischia di incrinare il rapporto con parte del mondo associativo. Il presidente di Confartigianato Varese, nonché vicepresidente nazionale, Giorgio Merletti, vive questo nuovo incontro un po' come un'invasione di campo: «La Lega, lo riconosco, ha dato una mano importante sulla questione del Made In. Però questi aspetti sono più di competenza delle associazioni di rappresentanza. Forse anche in vista della campagna elettorale stanno entrando in un campo non loro». Merletti nell'incontro aveva raccolto l'apprezzamento degli imprenditori autoconvocati e aveva lanciato l'allarme: in autunno in provincia di Varese chiuderanno duemila aziende. Questa volta, sottolinea, non ha ancora ricevuto un invito ufficiale e non sa se parteciperà.

  CONTINUA ...»

2 ottobre 2009
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